Parco archeologico del forcello

Il Parco Archeologico del Forcello sorge sopra i resti di un importante sito etrusco scoperto negli anni ’60 e ’70 del XX secolo da appassionati locali, riconosciuto poi dal prof. Raffaele De Marinis come il primo abitato etrusco a nord del Po.

La storia

Gli scavi archeologici condotti nel sito dal 1981 ad oggi dall’Università degli Studi di Milano, hanno portato alla luce una piccola porzione di questo abitato con una lunga sequenza stratigrafica, articolata in nove fasi insediative principali. L’abitato, che copre una superficie di circa 12 ettari su un dosso all’interno del bacino del Mincio, fu scelto dagli Etruschi per sfruttare le possibilità di approdo di imbarcazioni che risalivano l’Adriatico e il corso del Po e per circa 150 anni fu un importante centro di traffici commerciali con la Grecia e l’Europa centrale, come attesta la straordinaria ricchezza e varietà di reperti recuperati dagli archeologi in diversi anni di ricerche. Il suo abbandono attorno al 388 a.C., in concomitanza con l’invasione dell’Italia settentrionale da parte di varie tribù celtiche, determinò la crescita dell’importanza di Mantova quale centro che rimarrà fortemente permeato della cultura etrusca fino alle soglie dell’epoca romana. Oggi il Parco si pone l’obiettivo di rendere fruibili al grande pubblico i risultati della ricerca archeologica mediante attività didattiche di laboratorio per l’utenza di età scolare e ricostruzioni sperimentali destinate ad eventi dimostrativi per adulti e bambini, quali le fornaci per la cottura delle ceramiche e la “Casa dei pesi da telaio”, la ricostruzione a grandezza naturale di un’abitazione etrusca scavata negli anni Ottanta. Per le scuole di ogni ordine e grado sono attivi laboratori che permettono di approfondire la conoscenza del lavoro dell’archeologo, la metodologia di ricerca stratigrafica e diverse attività legate alla vita quotidiana al tempo degli Etruschi. Visitando il Parco nei periodi di apertura dello scavo, è possibile assistere al lavoro sul campo e di inventariazione dei reperti da parte dell’equipe di archeologi dell’Università degli Studi di Milano.

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